Diego Testolin
Diego Testolin

Diego Domenico Testolin nasce a Schio il 22.07.1968.

Inizia a dipingere giovanissimo, dimostrando un talento innato sia per la pittura che per la fumettistica. Già da bambino, passava gran parte del suo tempo a reinterpretare, in chiave personale, i dipinti appesi alle pareti di casa ed a creare fumetti, per lo più ispirati al genere Western, dando vita a storie originali e dense di personaggi caratteristici che già evidenziavano la sua passione per la ritrattistica.

Pur tentato di frequentare una scuola specifica per la fumettistica, si iscriveva invece all’Istituto d’arte “Bartolomeo Montagna” di Vicenza, ove poteva apprendere le varie tecniche pittoriche oltre che studiare i vari generi pittorici.

Già contemporaneamente agli studi, iniziava la sua produzione artistica, con varie sperimentazioni e dipinti ispirati alla pop art Americana e alla letteratura beat. Una ricerca che guardava ai grandi maestri statunitensi e strizzava l'occhio alle tecniche pittoriche più all'avanguardia, prendendo spunto dalla quotidianità e dalla cultura di massa. Conseguito il diploma, entrava nel 1988 nella Polizia di Stato, professione che, anziché distoglierlo dalla passione artistica, affinava la sua sensibilità personale ed artistica, offrendo ulteriori spunti di riflessione al suo già ricco immaginario pittorico. Inoltre, data la sua naturale attitudine alla ritrattistica, nell’ambito delle competenze di polizia scientifica, iniziava ad eseguire “identikit” a mano libera basati sul mero racconto delle vittime di reati, diventando uno dei maggiori referenti a livello nazionale.
Traendo spunto dalla sua esperienza professionale, sentiva l’urgenza pittorica di confrontarsi con un tema tragico e purtroppo molto attuale della violenza di genere e del femminicidio. Dal 2005, infatti, cominciava a ritrarre su tela casi reali di violenza sulle donne tratti dalla scena del crimine, che davano vita ad un ciclo di dipinti “Crime Scene” che sono stati oggetto di importanti eventi culturali e di sensibilizzazione dal 2013 con la mostra tenutasi a Torino : “Voci dal silenzio”, culminata l’anno successivo con l’esposizione di un’opera al MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo di Roma. Successivamente il ciclo di opere è stato oggetto di mostre itineranti presso la sala consiliare di Cremona e presso il Museo della Pilotta di Parma.

Data la particolare sensibilità dell’artista al tema delle donne vittime di violenza, un’opera in permanenza presso l’Università di Cagliari, è dedicata ad Emanuela Loi, Agente della Polizia di Stato in servizio alla scorta del Giudice Borsellino, prima donna vittima del dovere nella nota strage di Via D’Amelio. A Simonetta Lamberti, invece, è dedicata un’altra opera in permanenza al MAC Museo Arte Contemporanea di Caserta. Sempre per celebrare il genere femminile, su commissione del Museo d’Arte Urbana di Torino, l’artista nel 2016 ha realizzato anche un’opera muraria di grandi dimensioni sulla facciata della Chiesa di Sant’Alfonso a Torino che raffigura una Madonna, ispirandosi alle combattenti mediorientali di Kobane. L’originale Madonna, in casacca militare (intitolata “Madonna del deserto”), vuole essere un omaggio alle fatiche e al coraggio delle donne combattenti contro le armate dell’Isis.

Passando a temi meno impegnati, nell’ambito della sua produzione artistica, Diego Testolin, per la versatilità che lo contraddistingue, si è confrontato con vari generi espressivi, che hanno dato vita ad una corposa produzione artistica, oggetto anche di plurime esibizioni sia personali che collettive. Nel 2011 inizia un ciclo di dipinti con i quali rilegge, in chiave moderna, il neoclassicismo di Antonio Canova, con mostra tenutasi a Vicenza, a palazzo Bissari Arnaldi, dal titolo “CANOVA900UNDICI”, ove rilegge in chiave moderna l’opera canoviana mettendo a confronto la bellezza classica con la bellezza moderna, con opere di estrema raffinatezza stilistica per la stesura piatta del colore e l’uso di velature.

Ma la fonte d’ispirazione che ha connotato tutta la produzione artistica di Diego è senza dubbio la pop art. In particolare, l’artista ha saputo coniugare l’estetica pop con una profonda ricerca emotiva e simbolica. Egli trae dal mondo della cultura di massa, della pubblicità, del design e dei consumi quotidiani gli spunti per parlare della società contemporanea, di memorie condivise, di identità collettive. E’ ravvisabile nelle opere sia un intento critico che celebrativo del mondo contemporaneo: una macchina, un oggetto di design, una scritta diventano simboli che parlano di identità, di memoria, di desideri e contraddizioni della società moderna. In questo filone pop, l’artista, da quasi un quarantennio, si confronta con il tema dell’autovettura “Porsche”, che rappresenta quasi compulsivamente, assurgendola a vero e proprio oggetto di culto ma al contempo come massima espressione del consumismo moderno.

Analogamente e se vogliamo agli antipodi, l’artista sente la necessità di rappresentare in modo seriale anche la piccola/grande 500, autovettura che ha consentito a tutti gli italiani di realizzare “il sogno” di avere un’auto propria. Il successo di questa produzione è culminato nella mostra dal titolo: “500 il mito di una Pop car”, tenutasi nel 2017 a Torino, alla Galleria Mirafiori del Motor Village, commissionata e sponsorizzata dalla Fiat per celebrare i 60 anni dell’utilitaria. Un’opera, raffigurante la prima 500, è in collezione permanente presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi.

Altro tema popolare caro all’artista, sono i quadri con cui esplora mondi acquatici fluttuanti, ove la rappresentazione di ambienti acquatici non è solo un elemento fisico, ma diventa un simbolo di fluidità, transitorietà e connessione tra mondi visibili ed invisibili. Spesso in tali contesti acquatici, l’artista inserisce le “anguane” figure mitologiche del folcklore del triveneto. Paragonate talora alle ninfe o alle ondine, le anguane sono spiriti femminili privi dell’anima che vivono e vagano in contesti acquatici (fiumi, lagni, torrenti) alla ricerca di un soggetto cui rubare l’anima.

Cambiando totalmente genere, ma accomunate dallo stesso intento di celebrare personaggi o momenti collettivi iconici, vi sono le opere tratte dal mondo calcistico che sono state oggetto di una mostra tenutasi a maggio 22 presso le Gallerie Cavour di Padova, dal titolo “La gente vuol sapere”, noto coro da stadio che tutti gli appassionati di calcio conoscono bene. Qui l’artista, accomunato alla gran parte degli italiani dalla passione per sport più amato del mondo, con tele anche di grandi dimensioni, ha voluto rappresentare un calcio “romantico” dal dopoguerra fino ai primi anni 90, sia dipingendo squadre che singoli calciatori che ne hanno fatto la storia. Lo scopo dell’artista non è stato solo quello di celebrare personaggi o momenti celebri ed iconici, ma anche quello di rievocare un’epoca che preludeva a grandi cambiamenti in tutto il mondo, dal punto di vista sociale, economico e del costume in generale. Ed anche il calcio è stato attinto da questi profondi mutamenti, perdendo il suo carattere più genuino ed autentico, in quanto trasformato in uno dei più grandi business.

Sempre nell’ambito della produzione pop, Diego Testolin, sempre con la sua originale cifra stilistica, dal 2022 ha iniziato a realizzato un ciclo di dipinti che vede protagonista la macchina da scrivere portatile: “Studio 42” prodotta da Olivetti nel 1935, uno dei primi esempi di design applicato ad una macchina da scrivere. Il suo design compatto e funzionale, unito all’eleganza tipicamente italiana, l’ha resa un oggetto iconico, amato da scrittori, giornalisti, creativi di tutto il mondo e simbolo del “made in Italy”. Anche Studio 42, è stato rappresentato dall’artista in modo seriale, ma mai identico, dando a ciascuna opera una connotazione unica ed originale.
Sempre con il suo tipico linguaggio pop, Diego ha sempre coltivato anche la passione per la ritrattistica, affinata nel tempo, dal punto di vista tecnico, dall’esperienza professionale di autore di identikit a mano libera.

I ritratti dell’artista, oltre che riprodurre con estrema fedeltà e precisione i personaggi dal punto di vista delle caratteristiche esteriori, si caratterizzano per la capacità di scavare nell’animo dei personaggi e di saperne cogliere e restituire con estrema abilità il carattere, il modo di fare, l’interiorità. Numerosissimi sono le opere in cui Diego ha ritratto personaggi famosi, “iconici” del passato e del presente. Così come, su commissione, esegue sia ritratti di singole persone che ritratti di famiglia, sempre apprezzati per la capacità evocativa dei sentimenti sottesi.

La sua pittura, definita da molti una “pittura di sintesi”, si distingue per la stesura materica, per l’uso sapiente di colori brillanti e accesi, sia ad olio che acrilici, che danno vita a composizioni vibranti e dall’impatto visivo forte ed immediato. Nel corso degli anni, l’opera di Testolin ha mostrato una progressiva evoluzione: da una rappresentazione più realistica e narrativa dei primi tempi ad una pittura sempre più sintetica e gestuale, dove forme e colori si fondono per evocare piuttosto che descrivere. In questo nuovo linguaggio, frutto della maturità, l’artista esplora la memoria, l’attualità e l’identità attraverso ad una pittura più libera, personale e assolutamente non confondibile . Le sue opere, sono presenti in collezioni private italiane ed estere, nonché acquisite in permanenza presso sedi museali (il Museo d’arte Urbana di Torino, il Museo d’arte Contemporanea Mac di Caserta, la Palazzina di Caccia di Stupinigi, l’Università di Cagliari).